Pazienti oncologici e caregiver devono fare i conti con patologie
e disagi psicologici. ANT offre loro un’assistenza a tutto tondo,
che nel solo 2023 ha raggiunto 1.933 persone.
In questi giorni, a Madrid, la European Society for Medical Oncology (ESMO) ha aperto i lavori del proprio congresso annuale e sotto la lente di ingrandimento, accanto alle altre grandi tematiche legate alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura delle neoplasie, c’è una questione alla quale Fondazione ANT dedica da decenni le sue migliori energie: la psico-oncologia.
Fin dal lontano 1988, infatti, la realtà del Terzo Settore fondata a Bologna nel 1978 dall’oncologo Franco Pannuti (e divenuta nel tempo punto di riferimento nei campi dell’assistenza domiciliare gratuita ai malati di tumore e nei programmi di prevenzione oncologica) offre ai propri assistiti e alle loro famiglie un sostegno psicologico gratuito che copre ogni fase del decorso patologico, comprendendo anche quella dell’eventuale elaborazione del lutto. Oltre a curare, parallelamente, un ampio ventaglio di attività clinico formative per Operatori Sanitari e Volontari.
L’opera quotidiana dei 34 psico-oncologi integrati nelle équipe medico sanitarie di ANT, che solo nel 2023 hanno assistito 903 pazienti oncologici e 1.030 loro familiari (1.933 assistenze psicologiche totali) sui territori di 11 regioni italiane, risponde peraltro ai dettami della Legge 38/2010, che regola l’accesso alle Cure palliative e alla Terapia del dolore e che prescrive la necessità di “un approccio di cura individualizzato e multi-professionale che tuteli la qualità della vita fino al suo termine attraverso un adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale”. E ottempera ad un Accordo Stato-Regioni in materia, datato 10 luglio 2014, che vede nella persona dello psicologo “una figura fondamentale che collabora con medici e infermieri della équipe di cure palliative sia rispetto alla gestione del Paziente e del Caregiver, sia attraverso programmi di supporto al lutto”.
Nonostante l’ampiezza e la profondità delle azioni di ANT, che lo scorso anno ha anche aperto uno sportello di consulenza psicologica da remoto finalizzato, nella visione della Responsabile nazionale del Servizio di Psicologia ANT, Silvia Varani, “ad intercettare il bisogno di supporto espresso da pazienti e familiari non in assistenza medica ANT, a testimonianza di quanto sia spesso difficile accedere a servizi simili al di fuori della nostra organizzazione, o residenti in territori dove ANT non è presente”, il quadro nazionale relativo all’accesso a forme di sostegno psico-oncologico non risulta, però, particolarmente confortante.
Benché gli ultimi rapporti dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) riscontrino sintomi di disagio psichico (che variano dalla paura alla rabbia e dai disturbi del sonno e della sfera emotiva all’angoscia) in oltre il 50% dei pazienti oncologici e in oltre il 20% delle persone guarite da una neoplasia, continuano a mancare, però, stanziamenti pubblici sufficienti a garantire la presenza costante degli psico-oncologi nei reparti di oncologia. E il ruolo di organizzazioni non-profit come Fondazione ANT, mentre il Piano Oncologico Nazionale italiano 2023-2027 non prevede ulteriori risorse per l’assistenza psico-oncologica, si fa ancora più cruciale.
Anche perché il disagio psicologico, oltre a meritare di essere affrontato di per sé stesso, secondo gli ultimi aggiornamenti delle linee guida di ESMO e secondo l’analisi di AIOM, può seriamente rischiare di compromettere l’efficacia delle cure ad ogni livello. Come riportato in una recente intervista dal presidente di AIOM, Saverio Cinieri, “uno studio ha indagato il grado di accettazione della chemioterapia post-operatoria per cancro al seno: tra le donne con depressione che non hanno richiesto aiuto psicologico, solo il 51% ha accettato di fare chemio”. E un’altra ampia analisi su 9.417 persone con diversi tipi di neoplasie, continua Cinieri, “ha rivelato che i tassi di mortalità erano fino al 25% più elevati in pazienti con sintomi depressivi e fino al 39% in chi soffriva di depressione maggiore o minore”.
A riprova di quanto finora affermato facendo riferimento anche a fonti diverse da ANT, nel dettaglio, fra giugno 2023 e marzo 2024 sono pervenute presso l’ufficio accoglienza e l’unità operativa di psico-oncologia della sede centrale ANT di Bologna le richieste di assistenza psicologica da parte di 168 pazienti affetti da patologia neoplastica che non figurano fra gli assistiti dalla Fondazione, 88 dei quali hanno riportato sintomi ansioso-depressivi, 62 difficoltà di adattamento alla malattia e 18 altre problematiche a livello psicologico ed emotivo. Sono inoltre pervenute le richieste di assistenza di 162 caregiver, fra i quali 25 lamentano sintomatologia ansiosa e/o depressiva, 34 difficoltà di adattamento, 83 difficoltà nell’elaborazione del lutto, 2 bisogno di sviluppare migliori strategie per assistere il proprio familiare e 18 altre difficoltà.
Nessuno dei richiedenti ha in attivo un programma di assistenza domiciliare presso Fondazione ANT e 16 degli assistiti che hanno presentato domanda, nello specifico 7 pazienti oncologici e 9 caregiver, provengono da aree geografiche in cui non è presente il servizio di supporto psicologico gratuito che la fondazione mette a disposizione. Queste 16 domande di assistenza psicologica sono state accolte dal nuovo servizio di supporto online, attivo da marzo 2024, mentre gli altri pazienti e caregiver che hanno fatto richiesta sono stati presi in carico e seguiti da psicologi/psicoterapeuti operanti presso le sedi locali in setting domiciliare, ambulatoriale o online, in base alle necessità della persona da assistere.
I risultati preliminari non riescono per il momento a definire un quadro chiaro circa gli aspetti demografici, ma si prevede che il servizio riceva e operi la presa in carico di un eguale o maggiore numero di richieste di assistenza psicologica entro la fine del 2024. Come effetto atteso dell’implementazione dell’assistenza psicologica ANT tramite il nuovo servizio online, si prevede un maggiore benessere psicologico e una diminuzione della sintomatologia stress-correlata o
ansioso-depressiva dei pazienti e caregiver afferenti, con una riduzione del ricorso ai servizi sanitari territoriali, ai quali spesso questa popolazione si trova a rivolgersi in presenza di tali sintomi.
Parte della soluzione alle sfide imposte dalla combinazione fra il dovere di tutelare il diritto all’assistenza psico-oncologica delle persone malate di tumore e la necessità di fare i conti con bilanci della Sanità pubblica spesso difficili da chiudere, in conclusione, nella visione di ANT può giungere proprio dall’impegno su questo fronte del privato sociale, con la Fondazione bolognese in prima linea. Del resto, è il punto di vista della presidente di Fondazione ANT, Raffaella Pannuti, “non esiste alcun aspetto della sofferenza oncologica rispetto al quale non ci sia bisogno di agire con amore e competenza, portando gratuitamente cure che mirino al sollievo del paziente, anche psicologico, e alla diminuzione del pesante carico emotivo che chi gli vive accanto deve sopportare”.