Fondazione ANT Italia Onlus

Community Engagement in Fondazione ANT

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Condivisone, partecipazione dal basso, coinvolgimento dei portatori di interesse nelle politiche pubbliche e nelle azioni dei privati. Nell’epoca dello ‘sharing’ si tratta di concetti all’ordine del giorno, ma possono essere estesi anche all’ambito socio-sanitario?

La risposta è sì e la chiave per farlo si chiama community engagement. Concetto che, a livello di assistenza sanitaria e cure domiciliari, può essere declinato nelle forme del patient engagement e del caregiver engagement. In sostanza, parliamo di strategie di azione, sensibilizzazione e comunicazione che puntino a rendere i destinatari dei servizi (e più in generale la comunità dei portatori di interesse) gli attori protagonisti del percorso di cura/assistenza al quale hanno accesso.

Questo, da un lato, perché chi viene curato e chi gli sta vicino possano cogliere gli oggettivi benefici di ordine psicologico, clinico e organizzativo connessi a una loro maggiore consapevolezza degli obiettivi e dei metodi di lavoro di chi li assiste. E perché, dall’altro, la progressiva contrazione delle risorse umane ed economiche a disposizione della Sanità e del Welfare sta spingendo gli operatori di settore a sviluppare piani di cura mirati e personalizzati che possano raggiungere un sempre miglior rapporto costi-efficacia.

Già, fare di più. E’ alla crescita quantitativa e qualitativa dei servizi, infatti, che puntano le politiche di engagement di pazienti e loro familiari promosse e curate da Fondazione ANT sui territori delle 12 regioni in cui opera, a partire dai numerosi corsi di formazione dedicati specificamente ai volontari della nostra organizzazione (proprio in funzione del loro maggiore coinvolgimento e dello sviluppo della loro autonoma capacità di promozione di ANT e delle sue attività) e ai caregiver (al fine, come ci piace pensare, di prenderci cura di chi si prende cura di qualcuno).

Poi, vengono le iniziative di engagement di carattere tanto divulgativo quanto filosofico e culturale, come, fra le altre, la partecipazione di ANT al programma ‘Decidi Tu’ del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Firenze, teso a “informare e formare la popolazione sulle possibilità di esercizio della propria volontà e sul raggiungimento delle proprie aspettative di Vita e Salute, anche durante la malattia e nel fine vita”. In linea, peraltro, con gli obiettivi 16.7 e 16.10 dell’Agenda Onu 2030 e con una particolare attenzione per tematiche spinose quali le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) e la Pianificazione Condivisa delle Cure (PCC).

Dello stesso tenore cultural/divulgativo la partecipazione degli psicologi e psicoterapeuti dell’Unità Operativa di Psiconcologia ANT, ormai fissa, al Festival della Filosofia di Modena, dove hanno curato, nell’ultima edizione, un articolato percorso dedicato alla tematica del ‘sé malato’, e, il 13 marzo prossimo, l’intervento della coordinatrice dello stesso Ufficio, Silvia Varani, a una serata di dibattiti legata alla mostra modenese ‘Arte e Psiche’, con protagoniste le opere di Salvador Dalì.

Questi, lo ribadiamo, sono solo alcuni dei molti esempi di iniziative di patient engagement che, dal punto di vista prettamente clinico, stanno invece vedendo anche un utilizzo sempre più massivo di tecnologie di monitoraggio e di consulenza da remoto legate a diversi aspetti dell’assistenza sanitaria e psicologica alle persone malate di tumore e ai loro caregiver, sempre in ottica di un loro maggiore coinvolgimento nella gestione dei percorsi di cura.

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