Covid-19: grazie al sostegno di Fondazione Carisbo
ANT in prima linea a casa delle persone malate di tumore

In questo momento delicatissimo, in cui gli ospedali sono tornati a riempirsi e i cittadini vivono una sorta di secondo lockdown, appare sempre più chiaro il ruolo dell’assistenza domiciliare, strumento cruciale per proteggere le persone più fragili come i malati di tumore, gli anziani o i pazienti con patologie pregresse.

Fondazione Carisbo rinnova dunque il proprio sostegno in favore della Fondazione ANT: dopo un primo contributo erogato durante il picco primaverile tramite il Fondo speciale per potenziare l’assistenza domiciliare per anziani e persone fragili, attivato nell’ambito del piano straordinario per contrastare l’emergenza Coronavirus, ecco un nuovo stanziamento che nelle scorse settimane ha reso possibile potenziare altri servizi ANT come la nutrizione a domicilio, la possibilità di inserimento a domicilio del PICC (catetere venoso centrale per terapie infusionali), ossigenoterapia, servizio OSS a domicilio.

Fondazione ANT, che ogni giorno a Bologna si prende cura, nelle loro case, di 1.400 persone malate di tumore, in questi mesi ha potuto rispondere alle crescenti richieste di assistenza anche grazie all’importante contributo della Fondazione Carisbo che si aggiudica una Menzione Speciale per la Regione Emilia-Romagna nell’ambito del Premio Eubiosia Franco Pannuti 2020, il riconoscimento che ANT assegna alle realtà sostenitrici e vicine alla propria mission.

Già durante i mesi di picco Covid-19, ANT ha vissuto momenti drammatici che medici, infermieri e psicologi delle équipe sanitarie operative sul territorio hanno affrontato con coraggio e dedizione rispondendo con tempestività alle tante richieste di assistenza che sono arrivate da tutta la provincia – anche dalla zona rossa di Medicina – e che continuano ad arrivare in questo autunno di recrudescenza del virus.

ANT registra in questi mesi un sensibile aumento negli accessi infermieristici, in particolare per i prelievi ematici, anche da parte di pazienti oncologici in fase precoce di malattia, bisognosi di cure di supporto ma che non hanno potuto rivolgersi agli ospedali o hanno preferito non farlo per timore di eventuali contagi. Inoltre, è attivo un Team Covid ANT per interventi a casa di pazienti in assistenza risultati positivi al virus ma non bisognosi di ricovero ospedaliero.

«Mai come ora la Fondazione Carisbo è chiamata a rivolgere la propria attenzione verso le categorie più fragili della popolazione – dichiara il Presidente di Fondazione Carisbo Carlo Monti –, con il costante monitoraggio dell’emergenza sanitaria causata dalla seconda ondata epidemiologica da Covid-19. Come nel caso specifico di ANT, continuiamo a porci a supporto degli enti del Terzo Settore e delle organizzazioni di volontariato che offrono servizi per coloro che vivono in condizioni di domiciliarità e isolamento, talvolta privi di reti di sostegno adeguate. Il nostro intervento, nel tentativo di rispondere in modo mirato ad esigenze indifferibili del nostro territorio, si pone ancor di più oggi nell’ottica di poter prevenire e gestire le situazioni di fragilità e vulnerabilità aggravate dalla pandemia».

«Siamo davvero grati alla Fondazione Carisbo per averci sostenuto con grande generosità negli anni passati e aver confermato con forza in questi mesi così difficili la sua vicinanza a noi e alle centinaia di cittadini bolognesi che assistiamo ogni giorno. Siamo stati colpiti da un evento nuovo e drammatico in cui emerge il ruolo cruciale di realtà del Terzo Settore come ANT nel prendersi cura delle persone più fragili, rese ancora più a rischio e più sole dalla situazione di emergenza sanitaria. Recenti studi dell’European Journal of Cancer e di Lancet Oncology confermano come il tumore possa determinare un andamento peggiore dell’infezione da Covid-19 – commenta Raffaella Pannuti, Presidente di ANT – I dati indicano la necessità di proteggere queste persone fortemente a rischio con un’assistenza domiciliare che limiti per quanto possibile gli spostamenti verso le strutture sanitarie. È infatti noto come il setting domiciliare, oltre ad essere gradito a pazienti e famiglie, sia in grado di limitare molto spostamenti, accessi ambulatoriali e ricoveri ospedalieri, contribuendo sia alla sicurezza dei pazienti che evitano così inutili rischi di contagio, sia all’alleggerimento della pressione sulle strutture sanitarie. E se potenziare le cure domiciliari è indispensabile in questo momento storico di lotta contro la pandemia Covid-19, sono sempre di più le testimonianze internazionali che ne evidenziano il potenziale a lungo termine. Per il futuro sarà importante, anche a livello di Sistema Sanitario Nazionale, fare tesoro di ciò che stiamo vivendo e sviluppare una community centred-care che sia efficace, sostenibile e centrata sull’equità della presa in carico e della distribuzione delle risorse».