Fondazione ANT, lettera aperta del presidente Raffaella Pannuti al Sindaco Panieri

“Ridefinire il nostro rapporto con la ASL di Imola 
nell’ambito delle cure palliative domiciliari”

Caro Sindaco Panieri,

sono passati ormai dieci giorni dall’incontro da me sollecitato con la ASL di Imola per vedere di ridefinire dopo anni il nostro rapporto con loro nell’ambito delle cure palliative domiciliari. Credo sia opportuno informare direttamente lei e tutti i cittadini del comprensorio di Imola di come sono andate e stanno andando le cose.

La Fondazione ANT ha una convenzione con la ASL di Imola per assistere ogni anno 25 malati di tumore a domicilio. Ormai da diverso tempo, la media degli assistiti ANT sul territorio supera abbondantemente il centinaio di Sofferenti e Famiglie che si affidano a noi.

Quando, anche nell’ultima riunione, abbiamo fatto presente questo, la risposta della ASL è stata in buona sostanza – senza paura di essere smentita – che il medico di base DEVE prendersi carico dei pazienti eccedenti.

Rimango sempre amaramente sorpresa che ci sia una presa di posizione aprioristica senza capacità di ragionare criticamente su un dato di fatto ormai incontrovertibile da anni…. I medici di base, con tutta la loro buona volontà, non riescono evidentemente di farsi carico di Pazienti oncologici a domicilio come vorrebbe testardamente il modello portato avanti dai tecnici della ASL. Questo è ancora più vero in questo momento di pandemia dove, in media, in Italia, un contagiato di Covid su 3 si dirige al pronto soccorso perché il medico di base, nonostante la sua abnegazione, non riesce a rispondere.

Ancora più vero: da gennaio a settembre, ANT nel distretto di Imola si è fatta carico GRATUITAMENTE – al di fuori degli accordi economici con la ASL – di già 150 Sofferenti di tumore.

L’unica concessione che ci è stata offerta nella nuova convenzione è che prossimamente, tutti i Pazienti ANT potranno avere gli ausili quali garze per medicazioni, siringhe deflussori, per esempio, perché prima i Sofferenti che sceglievano di essere assistiti da ANT a domicilio erano pure stigmatizzati dal Sistema Sanitario Nazionale che li escludeva persino dal diritto di averli gratuitamente, se non prescritti dal medico di base con un aggravio di burocrazia inammissibile.

Ma in una Regione di estrazione solidale come la nostra, è forse più giusto pagare alla sanità privata 170 euro al giorno per un letto e non riconoscere ad ANT un rimborso per i Sofferenti che assiste, soprattutto quando ANT in questo momento di pandemia non è in condizione di raccogliere tutti i fondi necessari per pagare i medici e gli infermieri che coraggiosamente rimangono a presidiare il territorio?

Ai cittadini “l’ardua sentenza”.