L’Ottocento in musica a Bologna
Viaggio con parole e musica attraverso i cori di Wagner e Verdi

Giovedì 26 maggio al Teatro Manzoni
Concerto per il Compleanno di Fondazione ANT

La grande musica dell’Ottocento, a Bologna, è protagonista della serata che celebra il 44° compleanno di Fondazione ANT, non profit nata sotto le Due Torri il 15 maggio 1978 e che da allora porta cure mediche a casa delle persone malate di tumore e offre visite di prevenzione oncologica alla cittadinanza.

L’appuntamento da non perdere è per giovedì 26 maggio alle 20.30 al Teatro Manzoni (via De’ Monari, 1) che ospiterà il concerto “L’Ottocento in musica a Bologna, un viaggio con parole e musica attraverso i cori di Wagner e Verdi”. Una serata magica tra parole e musica: i principali cori di Wagner e Verdi saranno eseguiti dal Coro e dagli Strumentisti della Cappella di Santa Maria dei Servi diretti dal Maestro concertatore e Direttore Lorenzo Bizzarri, mentre la voce narrante del professor Piero Mioli commenterà e spiegherà i brani.

I fondi della serata, verranno destinati a sostenere l’assistenza medica e gratuita che medici, infermieri e psicologi ANT prestano, ogni giorno, al domicilio di 1.500 pazienti oncologici nella città e nella provincia di Bologna. Un’attività che non si è mai fermata, neanche nel periodo di più stretta chiusura dovuta al COVID.

Si ringrazia per il sostegno Fondantico di Tiziana Sassoli, Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna, Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna, JMA Wireless, Lavoro Più, Bologna Fiere, Tridente Consulting.

Un ringraziamento speciale a Marisa Del Todesco e al prof. Piero Mioli.

Il programma della serata prevede: 

Verdi, Nabucco – Va, pensiero

Wagner, Lohengrin – Lieti e fedel

Verdi, I lombardi alla prima crociata – O Signore, dal tetto natio

Wagner, Tannhäuser – Rivedo alfin la mia patria adorata

Verdi, Ernani – Si ridesti il leon di Castiglia

Wagner, L’olandese volante – Ronza e fischia, o mulinello

Verdi, Aida – Gloria all’Egitto

Wagner, Parsifal – Nell’estremo suo convito

I biglietti per la serata si trovano al link https://regalisolidali.ant.it/prodotto/biglietto-concerto-maggio-bologna/

Per maggiori INFO
342 6079179 – emil.camera@ant.it
342 8823022 – martina.salucci@ant.it

Bologna canti oggi come cantava allora

È un tuffo nel grande mare della vecchia cultura, civiltà, constumanza cittadina, questo del 26 maggio 2022. Vecchia di un secolo e mezzo, non abbastanza per esser definita proprio antica, ma per questo ancora viva, sensibile, forse, almeno un po’, già moderna. Il concerto che sorte da un singolare rapporto fra la Fondazione ANT e la Cappella Musicale Arcivescovile dei Servi comprende bella musica, senza dubbio, ma della bellezza e dell’arte dei suoni non si appaga affatto. L’estetica non è tutto, in altre parole, e al suo fianco compaiono fenomeni come la storia, lo spettacolo, la letteratura, la cronaca, il giornalismo, la parola, l’aneddotica; e ovviamente, al centro ponendosi una realtà come l’Assistenza Nazionale Tumori, la beneficenza.

Quando l’ANT nacque, nel 1978, davvero Bologna compiva il secolo di certa sua specifica passione musicale: era stato negli anni Settanta dell’Ottocento che il Teatro Comunale aveva fatto conoscenza con la drammaturgia di Wagner, dal Lohengrin al Tannhäuser, non senza l’Olandese volante (detto anche Vascello fantasma) e in vista di un futuro chiamato Tristano e Isotta e Parsifal. Né era una conoscenza solo personale, perché allora l’Italia non aveva ancora visto un’opera di Wagner che fosse una, e solo dopo l’intraprendenza bolognese cominciò a guardarsi attorno e a cercare di fare altrettanto. Bologna wagnerofila? Certo. Bologna antiverdiana? Giammai. Pochi anni prima del fatidico Lohengrin (1871) il Comunale aveva portato al trionfo quel Don Carlos (1867) che a Parigi era andato così così; e prima aveva subito preso atto dei successi milanesi, veneziani, romani della parallela drammaturgia verdiana.

Ecco qua, dunque, il nocciolo del concerto: recuperare la memoria di quei giorni esaltanti, quando il sindaco, la giunta, le maestranze, i direttori, gli orchestrali, i coristi e soprattutto i bravi bolognesi da sempre fidanzati con la musica costruirono una cordata che permise l’evento, anzi la serie di eventi. L’antica Bologna, insomma, si sposò con il moderno Teatro d’opera. E lo dobbiamo lasciar lì, quel fausto matrimonio? Non lo dobbiamo riconoscere un po’, riadoperare in tristissimi anni di emergenza sanitaria e tragedia geopolitica, richiamare al mondo quanto basta perché serva alla più nobile delle beneficenze? Dobbiamo.

Era il nocciolo, ora la scorza. Musica sì, questa sera, ma scena no: necessariamente, la scelta del programma è caduta su alcune pagine di quelle opere famose e benemerite, grandi pagine corali spazianti dai titoli e dai capoversi più noti (cominciando dal Nabucco) ad altri meno noti che vengono eseguite senza costumi, senza fondali, senza quinte. Ma i testi, se sono quelli d’origine nel caso italianissimo di Verdi, non sono quelli che Wagner aveva intonato in tedesco: Bologna li sentì e li fece sentire in italiano, e i Servi questo fanno e anzi rifanno, traducendo e facendosi meglio capire. In assenza di un vero e proprio grande teatro, anche la lettura delle musiche si permette la sua disinvoltura: oggi il Manzoni di Bologna è lontano migliaia di miglia dal Festspielhaus di Bayreuth; e se manca di quella formidabile cornice, una sua cornicetta se l’è voluta creare appositamente. Fra un coro e l’altro, dunque, ha deciso di inserire delle parole, dei ricordi, delle semplici chiacchiere, degli informati riferimenti a quelle recite d’opera e ad alcuni particolari che intanto costituivano la vita, la quotidianità, l’umore o meglio gli umori di una città inevitabilmente alquanto diversa da quella odierna. Quando, due esempi fra i tanti, si pubblicava una rivista satirica intitolata «Ehi! ch’al scusa» e via Ugo Bassi si chiamava Volta de’ Pollaroli.

Sono pochi spunti, questi, che possono moltiplicarsi nel corso del concerto stesso, divertendo (alla lettera, di-vertire, di-strarre) dalla bella serietà della grande musica di Verdi e Wagner. Per ora, prima del concerto, qualche doverosa e peraltro gradita menzione: la Cappella Musicale Arcivescovile dei Servi, regolata da un vigile direttivo e qui impersonata dal suo sottoscritto presidente (che essendo storico della musica si fa carico delle chiacchiere e dei riferimenti citati), ringrazia per la fervida occasione anzitutto l’ANT, la sua presidenza, il suo staff, i suoi diversi collaboratori; poi l’Auditorium Manzoni, che nel primo Duemila rappresenta degnissimamente il Teatro Comunale del pieno Ottocento.

Gloria, gloria all’Egitto, come si canta sempre nell’Aida. E come si canta questa sera a Bologna, gloria sempiterna a “cittadini” come Giuseppe e Riccardo.

Piero Mioli