Al XXVI Congresso Nazionale SICP
incontro con Raffaella Pannuti, Sergio Venturi, Luca Moroni e Carlo Peruselli

su “Le reti regionali di cure palliative domiciliari
Scenario attuale e prospettive future tra disomogeneità regionali e necessità di integrazione”

Un incontro per fare il punto sullo stato dell’arte nell’ambito delle cure palliative domiciliari si è tenuto oggi giovedì 14 novembre al Palazzo dei Congressi di Riccione nell’ambito del XXVI Congresso Nazionale SICP – Società Italia Cure Palliative.

Moderati da Raffaella Pannuti, presidente Fondazione ANT Italia ONLUS, e Luca Moroni, consigliere nazionale Federazione Italiana Cure Palliative, si sono confrontati sul tema “Le reti regionali di cure palliative domiciliari. Scenario attuale e prospettive future tra disomogeneità regionali e necessità di integrazione”, l’assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna Sergio Venturi e Carlo Peruselli, Past President SICP.

Nell’atteso Rapporto al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 38, pubblicato nel gennaio scorso, i dati relativi alle cure palliative domiciliari, seppur migliorati rispetto agli anni precedenti, rimangono 

lontanissimi da standard accettabili. I dati indicano come criticità le “forti disomogeneità a livello regionale e locale”, come più volte viene ribadito, ed evidenziano la necessità di adottare “modelli organizzativi uniformi”. Ma rispetto a questo problema, non mi sembra vengano suggeriti tentativi efficaci di soluzione – ha commentato Raffaella Pannuti, presidente di ANT –  

In Emilia-Romagna, Regione d’eccellenza per i servizi e la Sanità, siamo ancora in attesa di definire i criteri per procedere all’accreditamento della rete di cure palliative domiciliari che contribuiranno senz’altro ad aumentare la qualità dell’assistenza e a diminuire le disparità tra i diversi modelli assunti tra provincia e provincia. Una disparità messa in evidenza anche nel 2016 dal Dossier “L’assistenza nel fine vita in oncologia. Valutazioni da dati amministrativi in Emilia-Romagna” dove l’esperienza bolognese viene indicata come una best practice in termini di minor ricorso all’ospedalizzazione in fase di fine vita anche grazie alla maggiore integrazione tra pubblico e privato sociale, dove il non profit è coinvolto nei percorsi residenziali (hospice) e domiciliari delle cure palliative.

Nel nostro Paese, una popolazione sempre più anziana esprime un crescente bisogno di Cure Palliative Domiciliari – ha dichiarato Luca Moroni – Servono importanti investimenti di risorse economiche e umane: mancano infatti i medici palliativisti e mancano regole certe che consentano l’Accreditamento Istituzionale di Unità di Cure Palliative domiciliari capaci di esprimere un’assistenza di elevata qualità.