Il caso virtuoso del Family Hospice ‘Il Mandorlo’ di Viggiano (Pz)
e le difficoltà di accesso alle cure palliative nel Mezzogiorno
C’è uno sfondo sanitario e socio-assistenziale, quello delle arre interne di diverse regioni dell’Italia Meridionale, in cui la promessa di accesso ecumenico alle cure palliative stenta a tramutarsi in realtà. Ma, fortunatamente, c’è anche un’oasi, nella provincia di Potenza, dove i malati e le loro famiglie possono ricevere gratuitamente tutto il supporto che meritano. Parliamo del Family Hospice ‘Il Mandorlo’, nato nel 2019 in Val d’Agri in seguito alla promulgazione della Legge regionale che ne affidò la gestione a Fondazione ANT e ASP Potenza.
La struttura sanitaria residenziale sita nella cittadina di Viggiano (Pz), nella quale vengono accolti pazienti (oncologici e non) per i quali non è più possibile svolgere un’adeguata assistenza a domicilio ma che sono ugualmente bisognosi di cure specialistiche palliative continuative in regime di ricovero, in quasi sei anni di attività ha ospitato circa 500 persone, a un regime medio di 7 pazienti per volta e di circa 110 pazienti l’anno.
Grazie al lavoro di una équipe multidisciplinare, composta da medici, infermieri, OSS, psicologo, fisioterapista, assistente sociale e da una ventina di volontari, gli operatori di ANT garantiscono una presa in carico globale del paziente, attraverso un approccio sanitario inclusivo e olistico, ispirato al nostro valore fondante dell’Eubiosia, la ‘Buona Vita’, intesa come insieme delle qualità che conferiscono dignità alla vita. Anche a quella di chi affronta una patologia in fase avanzata.
Il Family Hospice ‘Il Mandorlo’, in continuità con quell’assistenza domiciliare che ANT ha garantito per diversi anni a Potenza e provincia e che costituisce il cuore delle attività della Fondazione in 11 regioni italiane, intende essere un prolungamento dell’ambiente domestico. Infatti, ogni paziente ha la possibilità di abitare la propria stanza in compagnia del proprio caregiver (familiare) che può essere ospitato 24 ore su 24, usufruendo di tutti i servizi riservati al paziente, oltre che dell’utilizzo della cucina-tisaneria e degli altri spazi comuni.
Del resto, si tratta di una struttura completamente autonoma che si sviluppa su due piani. Il piano terra è riservato agli ambulatori dei medici e agli altri servizi necessari per l’attività dell’Hospice, mentre al primo piano stanno l’area degenza, composta da 7 stanze singole, una sala comune per le attività ricreative e occupazionali e una cucina-tisaneria. Il tutto sormontato da una terrazza per attività all’aperto. Ogni stanza è dotata di letto singolo articolato elettronicamente con materasso antidecubito, di poltrona letto per un familiare, armadio guardaroba, bagno attrezzato, televisore, frigorifero, tavolo e sedie.
E gli ultimi numeri a disposizione di ANT, come racconta il delegato della Fondazione per le regioni Basilicata e Campania nonché responsabile del Progetto Hospice, Antonio Imbrogno, fotografano una crescita positiva della struttura sotto ogni indicatore. Infatti, “l’anno 2023 ha evidenziato, in continuità con la tendenza degli anni precedenti, un’ulteriore crescita delle richieste di ricovero, portando la copertura percentuale dei posti letto a raggiungere spesso il 100%, attestando la preziosità della presenza della struttura di Viggiano quale risposta importante ai bisogni del territorio. Va inoltre sottolineato che le percentuali riguardanti la provenienza dei pazienti, spesso da fuori distretto e, a volte, da fuori regione, evidenzia un importante supporto ai bisogni emergenti di un territorio ancor più vasto di quello valdagrino e attesta la buona qualità del servizio offerto”.
Insomma, il Family Hospice ‘Il Mandorlo’ rappresenta evidentemente una struttura all’avanguardia, tanto più essenziale poiché, nonostante la legge di Bilancio del 2023 abbia stabilito che entro il 2028 le cure palliative dovranno raggiungere il 90% delle persone che ne hanno bisogno, il quadro
attuale, stando ai dati raccolti dall’Osservatorio Salutequità e pubblicati anche dalla Società Italiana di Cure Palliative, non risulta per nulla in linea con la tabella di marcia.
Infatti, solo il 36% delle persone decedute per tumore nel 2022 (i dati 2023 sono ancora in fase di elaborazione) aveva ricevuto un’assistenza di cure palliative (con tassi molto più alti nel Nord Italia rispetto a un Sud dove la media supera a fatica quota 20% e con uno sconfortante 15% sul fronte delle palliative pediatriche) e, fino a dicembre 2021, due regioni non avevano ancora istituito la Rete di cure palliative dell’adulto, mentre in otto non esisteva la rete di palliative pediatriche.
“Sicuramente noi dobbiamo aumentare il numero degli hospice e il numero di persone a cui possano dare risposta, ma la parte domiciliare può fare una la rivoluzione se riusciamo a implementarla e a fare una grande alleanza per portare soluzioni che hanno due vantaggi: garantire a un maggior numero di persone la risposta e migliorare la risposta che diamo”. Così si esprimeva solo un anno fa il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, e le soluzioni trovate da ANT, sia sul fronte dei suoi oltre 10mila assistiti medi a domicilio ogni anno sia su quello di un’eccellenza come l’hospice di Viggiano, parlano da sole.
E, come ricorda la presidente di Fondazione ANT, Raffaella Pannuti, “il Family Hospice ‘Il Mandorlo’ continua a rappresentare il nostro rinnovato impegno nel territorio Lucano, su cui abbiamo investito molto in questi vent’anni sia in termini di risorse che di progettualità e buone pratiche, oltre a incarnare un modello di assistenza complementare a quello che abbiamo sempre portato avanti. Quello che per noi resta immutato, a casa come in hospice, è infatti un modello di assistenza sanitaria con profonde radici etiche e morali, che mette la persona al centro”.