Si torna a parlare di fine vita.

La Regione Emilia-Romagna ha deliberato la applicabilità della sentenza della Corte Costituzionale 242/19 in favore del suicidio medicalmente assistito, anticipando la discussione in Giunta su questo tema e attribuendo ad un Comitato Regionale per l’Etica nella Clinica (COREC) la consulenza etica e il parere, peraltro non vincolante, sulle singole richieste. Parallelamente, l’Assessorato Regionale alle Politiche per la Salute ha inviato alle Aziende Sanitarie lelinee guida con indicazioni operative basate sui criteri indicati dalla Corte Costituzionale.

Tema delicatissimo, il fine vita è sempre stato l’ambito nel quale è nata e cresciuta la Fondazione ANT che ha dovuto affrontare questo tema avendo come missione il prendersi cura di malati, quelli oncologici, che hanno spesso una sofferenza fisica e psicologica molto forti, e un destino di fine vita breve, indotto da questa patologia. Il principio che anima ANT è quello della Eubiosia cioè della salvaguardia della dignità della vita in ogni momento della malattia. 

Prendersi cura significa, per ANT, comprendere il più a fondo possibile i bisogni fisici, psicologici, sociali e spirituali specifici di ogni persona ammalata di tumore e cercare di rispondere ad essi nel modo migliore, “senza abbandono e senza accanimento”, citando le parole del nostro Fondatore che ha anticipato 45 anni orsono quello che oggi spesso si sente dire, cioè aggiungere vita ai giorni e non tanto giorni alla vita.

Lo strumento per portare a termine tale obiettivo è condensato nel termine “Cure Palliative”, che sono cure basate sull’ascolto dei bisogni di persone e famiglie spesso disperate, e sulla competenza necessaria per affrontare con efficacia tali bisogni il più delle volte nell’ambito familiare. A casa del paziente, gli operatori della salute di ANT, medici, infermieri, psicologi, OSS, volontari, diventano un riferimento essenziale e personalizzato, in appoggio alle strutture operative messe in campo delle Istituzioni pubbliche e agendo proponendo a malati, famiglie, Istituzioni progettualità organizzative innovative, flessibili, al passo con i tempi e con la necessità di una garanzia per tutti, quindi potenzialmente sempre più fattibili ed efficaci anche sul piano sociale e delle risorse.

Questi princìpi di Fondazione ANT sono impostati nel rispetto di quanto viene citato nella legge sulla erogazione delle Cure Palliative in Italia (Legge 218/2010) e in quella sulle DAT e sulla Pianificazione Condivisa delle Cure (Legge 219/2017).

Ed è soprattutto sulla Pianificazione Condivisa delle Cure che si realizza la più etica delle situazioni in cui si trovano medico e paziente grave, ormai inguaribile e spesso in prossimità della morte.

È il momento in cui le Cure Palliative devono essere rappresentate da una comunicazione sincera e convincente che offra chiaramente il panorama delle possibilità di una assistenza legittimata da buonsenso clinico e dal rispetto delle visioni prospettiche di paziente e famiglia. Un tema costantemente dibattuto e sostenuto in ANT proprio per la difficoltà intrinseca alla materia e per la necessità di un consolidamento continuo.

Solo con una comunicazione di questo tipo si può offrire la possibilità di scelte di cura e di vita con contenimento della sofferenza e senza annullare il diritto alla speranza. Dopo questo atto, che non è sempre esaustivo in uno o pochi momenti, il malato può raggiungere consapevolezza decisionale.

E se questa dovesse propendere per una scelta di fine vita, gli operatori di ANT rimarranno sempre vicini ai loro pazienti e famiglie, di cui sono diventati parte, sino al momento della presa in assunzione di responsabilità dalla struttura Istituzionale dedicata a garantire l’atto finale del suicidio assistito.

Raffaella Pannuti
Presidente Fondazione ANT